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Questo libro, il primo della collana L'evasione possibile dell'Associazione Liberarsi, propone la storia di un uomo che scrive dal carcere, dove ha trascorso quasi metà della sua vita, e ci consegna un'importante riflessione. "Il carcere rappresenta un luogo che impone dei limiti innaturali, punisce, premia, considera, riconosce. La persona in qualche modo finisce per essere addomesticata, plasmata a condurre un'esistenza innaturale che poi, di fatto, rimarrà quella che imparerà a riconoscere. L'individuo è dipendente in tutto e per tutto da qualcun altro all'interno della prigione: per il cibo, muoversi, praticare sport, prendere una boccata d'aria. Tutto deve essere autorizzato attraverso un sistema gerarchico e burocratico, dove, peraltro, l'umanità non trova spazio. Questa particolare condizione a cui è sottoposta la persona sancisce la sua totale perdita di autonomia e un tale condizionamento negativo che in seguito non consentirà di riadattarsi alla vita 'libera'. Sarà possibile superare questa dipendenza solo attraverso un percorso inverso, fondato sull'assunzione di responsabilità". Prefazione di Paola Trotter. Introduzione di Anna Terlizzi.